Un Pniec da cambiare
Milano, 10 aprile 2024 - 01:00

Un Pniec da cambiare

Entro l’estate il Pniec dovrà essere operativo e si capirà se diventerà un’opportunità o un’occasione mancata. L’ennesima

Il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (Pniec), del quale si stanno svolgendo le audizioni presso le commissioni della Camera in questi giorni, è carente in termini d’elementi fondamentali per una strategia energetica e climatica efficace e non delinea un percorso coerente per il superamento dell'utilizzo dei combustibili fossili, in particolar modo del gas naturale, fonte che nel Piano è eccessivamente valorizzata nella propria continuità d’utilizzo, mettendo così in dubbio il quadro circa il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità energetica in vista della neutralità climatica prevista per il 2050. Manca, in generale come sottolineano molte associazioni, di un insieme di politiche concrete e mirate per garantire il raggiungimento degli obiettivi legati alle energie rinnovabili.

Elettricità

E la prova di ciò è l’elettricità nel Pniec. Il target per l'incremento della quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, infatti, è attualmente fissato al 65% entro il 2030, cifra che risulta modesta se confrontata con le potenzialità espresse da numerose organizzazioni, le quali avanzano la fattibilità di obiettivi ben più ambiziosi. Il Pniec prevede l'installazione di una nuova capacità produttiva da fonti fotovoltaiche ed eoliche pari a 74 GW entro il 2030, mentre diverse valutazioni indicano la possibilità di estendere tale capacità almeno fino a circa 100 GW. Una sottostima del potenziale di sviluppo pari al 25%. Inoltre, il piano attuale continua a riservare un ruolo preponderante al gas naturale, suggerendo nei fatti un’ipotesi circa la tutela in esercizio di questa fonte fossile per uno o due cicli energetici, per un periodo compreso tra i 25 e i 50 anni. Si tratta di un orientamento che trova conferma negli attuali investimenti infrastrutturali nel settore del gas naturale, mentre la sottovalutazione dell’elettricità si direbbe un tentativo d’ostacolare le rinnovabili, per le quali questo è il vettore d’eccellenza.

Il livello sociale

La mancanza di un'analisi approfondita sulla sostenibilità sociale del Piano e delle relative politiche settoriali risulta evidente. La valutazione dell'impatto odierno, infatti, non sembra essere sufficientemente elaborata per cogliere appieno le ripercussioni delle politiche in termini di occupazione, quadro sociale e salute pubblica. Inoltre, questa valutazione non appare attrezzata per capitalizzare il processo di decarbonizzazione come una leva per stimolare la crescita economica del Paese. Sarebbe opportuno inserire nel dettaglio politiche industriali di stimolo verso i settori produttivi più disponibili al cambiamento, affinché possano essere utilizzate come leva di sviluppo per la decarbonizzazione. In questo quadro sarà sicuramente utile un’incentivazione dell’efficienza energetica nelle abitazioni con paletti e tetti ben chiari (cosa che non è accaduta con il Superbonus), quali: incentivazione per le sole prime case, tetto massimo di spesa, elenco accreditato di tecnologie ed apparecchiature, introduzione di obblighi d’efficienza energetica graduali nel tempo per compravendite e locazioni, prestiti a tasso agevolato da parte della PA e durata temporale degli incentivi chiara e almeno decennale. Tutti provvedimenti già in essere in altri paesi Ue e che sarebbe semplice replicare, considerando che Bruxelles è già avvezza a trattarli; ma di tutto ciò non troviamo nulla nel Pniec. Sarebbe utile anche espandere le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) allargando oggi alle Cer sia i termini temporali, sia il contingente di potenza assegnato, cioè 5 GW.

L’aspetto normativo/comunicativo

Il riassetto normativo generale sulle rinnovabili circa una serie di dispositivi legislativi (e in particolare la sua farraginosità e non applicazione) è stato in un recente passato, e in molti casi ancora oggi, il motivo principale del rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili in Italia. Aree idonee, Fer X e Testo unico sono aspetti che non è possibile procrastinare ulteriormente, pena il non raggiungimento degli obiettivi. Notiamo, infine, che si sta alzando il livello di conflittualità sul piano locale intorno agli impianti Fer. E senza voler ledere in alcun modo il diritto dei cittadini a far sentire la propria voce in merito a scelte che insistono sui loro territori, pensiamo che con il Pniec l’Italia debba dotarsi a livello nazionale di uno strumento di condivisione delle opere critiche/strategiche potente e della stessa efficacia del débat public francese per le opere connesse alle Fer. Uno dei pochi esempi di ciò è il Parco Eolico del Mugello, il cui processo partecipativo si è concluso con l’accettazione dell’impianto stesso, previe alcune modifiche.

*direttore di Nextville

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