Non è un paese per le rinnovabili
Milano, 14 maggio 2024 - 17:57

Non è un paese per le rinnovabili

L’Italia non è attrattiva per l’investimento internazionale nelle rinnovabili.

Immaginate di essere un investitore internazionale, e ce ne sono molti, interessato alla decarbonizzazione e al cercare un paese nel quale investire sulle rinnovabili. L’Italia vi attira. Gode di ottime risorse per le rinnovabili, come fotovoltaico, eolico e biogas, di un buon sistema industriale nel settore manifatturiero, di una discreta logistica, specialmente al Nord. Rappresenta l’ottava economia tra le più forti del mondo e la seconda economia manifatturiera in Europa. È uno dei leader mondiali nel settore della meccatronica applicata alle macchine industriali e conta su un buon settore ricerca e sviluppo. È leader nel mondo per le tecnologie del riciclo, possiede una delle migliori tra le reti elettriche del Pianeta e ha una scarsa dipendenza dal carbone per la generazione elettrica. È, inoltre, un sistema-paese molto “efficiente” sul fronte energetico, considerando che ha uno dei minori rapporti energia/Pil e conseguentemente un vantaggio “genetico” sul fronte della produzione manifatturiera low carbon, fattore che sarà sempre più determinante per il processo di decarbonizzazione planetario.

Ragion per cui, dopo aver aperto una finestra d’attenzione sull’Italia, prendete in considerazione il fatto d’investire in energie rinnovabili mature come il fotovoltaico, che non necessita d’incentivi, e l’eolico, magari offshore, che d’incentivi ne necessita ma che offre un’ottima produttività energetica in relazione all’investimento. Del resto, il processo d’elettrificazione del sistema-paese e dell’intera Europa è in atto: dunque, difficile che l’elettricità resti invenduta, e l’emergere della generazione dal basso rimarrà per almeno un ciclo energetico residuale e ininfluente circa il mercato elettrico, considerato il “misero” contingente d’incentivazione statale delle Comunità Energetiche Rinnovabili. E iniziate ad attivarvi per investire in generazione elettrica rinnovabile nel Bel Paese.

Dopo poco tempo si profila tutt’altro scenario. Iniziate a scoprire che le fonti rinnovabili non sono considerate strategiche dal Governo italiano e che il processo di autorizzazione è tutto meno che lineare, e un progetto autorizzato a livello nazionale può essere rallentato se non bloccato a livello locale, mentre la normativa di riferimento cambia da regione a regione. In più, la stessa legislazione cambia in maniera fluida e c’è il rischio che tra la genesi del progetto e la posa della prima pietra ci siano stati dei cambiamenti importanti. A tutto ciò s’aggiunge che basta un cambio di Governo regionale perché si sviluppino moratorie indiscriminate, come è successo in Sardegna, che bloccano tutte le rinnovabili in qualsiasi luogo, comprese le infrastrutture necessarie. E ancora, può capitare che un ministro che non possiede la delega sull’agricoltura blocchi tutto il fotovoltaico a terra su aree agricole, rendendo carta straccia qualsiasi analisi di valorizzazione di tali aree abbandonate da decenni. E se poi vi mettete alla ricerca di quelle idonee in cui installare le rinnovabili, vi accorgete che semplicemente non sono state definite perché il provvedimento in questione non è mai stato varato. A tutto ciò aggiungiamo un sistema fiscale e giudiziario che non offre troppe certezze sul fronte degli affari.

Ma ciò che vi fa chiudere il capitolo Italia è quello relativo all’opinione pubblica. Basta un rapido sguardo alla rassegna stampa per farvi rendere conto che, come investitore estero, per una fetta della società italiana figurate come uno sfruttatore interessato solo e unicamente a “espropriare” i beni italiani. Nessuna parola da parte dei comitati sul fatto che l’energia rinnovabile è carbon neutral, che la produzione elettrica da rinnovabili non è soggetta alle speculazioni, queste reali e concrete, tipiche dell’oil&gas, e che la produzione da fotovoltaico può abbassare il prezzo dell’energia elettrica in maniera sostanziale. E la politica, nazionale e locale, avalla e insegue tutto ciò. E siamo alle somme. Il vostro consiglio d’amministrazione valuta sia le caratteristiche positive sia quelle negative del sistema-paese e, con un colpo di penna, cancella l’investimento in Italia. Oggi le tecnologie, al pari degli asset produttivi migrano molto più facilmente del passato, così come fanno anche ricerca&sviluppo a livello planetario. E Sole e vento non sono un’esclusiva italiana. Qualcuno, poi, canterà vittoria contro la speculazione delle rinnovabili, avallando nei fatti quella legata al gas naturale.