Rifiutare il futuro
Milano, 1 ottobre 2024 - 01:00

Rifiutare il futuro

Una recente indagine dell’Eurobarometro dimostra una frattura tra politica ambientale e cittadini

L’indagine condotta dall’Eurobarometro circa la concezione delle politiche europee da parte dei cittadini è interessante se analizzata alla luce delle politiche dei singoli Stati.

Per gli europei, da quanto emerge, avere una politica energetica comune significa principalmente ottenere prezzi dell'energia più accessibili, investire nelle energie rinnovabili e ridurre i consumi, ed è significativo vedere i numeri. Il 40% degli intervistati ritiene che la priorità dell'Ue dovrebbe essere garantire prezzi dell'energia più bassi, il 33% punta sugli investimenti in tecnologie energetiche innovative e, notate bene, la larga maggioranza, ossia il 79%, è convinta che i nuovi obiettivi climatici genereranno posti di lavoro e attrarranno investimenti nel settore dell'energia pulita.

E non basta: il 76% crede che queste politiche ridurranno la dipendenza dalle importazioni di energia, e il 69% ritiene che porteranno a una diminuzione delle bollette energetiche per famiglie e imprese. Inoltre, il 62% sostiene che l'Europa dovrebbe diversificare le fonti energetiche, con investimenti nelle fonti rinnovabili, mentre il 54% pensa che si debba promuovere il risparmio energetico come obiettivo fondamentale. Altro aspetto interessante è quello relativo alle politiche europee in materia di energia. Negli ultimi cinque anni, il 35% degli intervistati riconosce che l'Ue ha fornito un valore aggiunto investendo nelle energie rinnovabili, e il 27% evidenzia il supporto a tecnologie energetiche innovative, ma solo il 25% riconosce che l'Europa ha contribuito a mantenere i prezzi dell'energia accessibili. Per quanto riguarda le azioni individuali l’efficienza energetica è in testa con il 77% dei cittadini europei che afferma di aver cambiato le proprie abitudini negli ultimi cinque anni per ridurre i consumi energetici, e nello specifico il 27% ha modificato la propria caldaia e il 22% ha installato dei pannelli solari. Guardando al futuro, il 53% ritiene che l'Ue debba focalizzarsi su misure per aiutare le famiglie in povertà energetica, mentre il 50% suggerisce d’incentivare la produzione e il consumo di energia rinnovabile da parte dei cittadini.

Energia politica

Si tratta di dati che devono far riflettere circa la politica, specialmente quella dei singoli Stati. Prendiamo un macro-dato aggregato con l’accetta. Come si fa in politica. Grosso modo un terzo dei cittadini europei è fortemente convinto che il cambiamento verso la decarbonizzazione sia positivo e consenta uno sviluppo del vecchio continente. Si tratta di una cifra che stride con la realtà perché non si riflette sui dati politici. I Verdi, che dovrebbero essere i protagonisti principali della trasformazione energetica, sono lontani da queste percentuali. Nelle ultime elezioni europee i Verdi tedeschi si sono assestati al 16%, quelli italiani al 6,9%, quelli francesi al 5% e quelli spagnoli al 4,6%, mentre in altre forze politiche sono presenti alcuni contenuti circa la sostenibilità, ma con forti dubbi circa la road map della decarbonizzazione. Insomma, si registra una frattura netta tra le opinioni dei cittadini europei e la loro rappresentanza politica.

E parliamo di circa venti punti percentuali che dovrebbero rappresentare un tesoretto elettorale ambizioso per qualsiasi formazione politica progressista. Il perché i “sensori” politici dei partiti politici progressisti non siano sensibili a ciò probabilmente è dovuto a due fattori. Il primo è una paura politica del “sociale” che viene utilizzato ai limiti delle fake news da parte delle destre oltranziste il cui caposaldo, erroneo ma strillato, è quello di definire il “green new deal” come una scelta per ricchi che eroderà i redditi del ceto medio, mentre il secondo, a mio giudizio più grave, risiede nella “connivenza colpevole” dei partiti progressisti con il modello energetico centralizzato, fossile, e magari low carbon come il gas naturale, e il nucleare. Un’incapacità di capire la novità politica delle fonti rinnovabili che sta portando, come dimostra in Italia il caso Sardegna, al rifiuto della trasformazione energetica. Rifiutandosi d’immaginare il futuro.

* direttore di Nextville

Pagine correlate