Ppa rinnovabili in Europa: segnali di rallentamento

Secondo i dati diffusi dalla piattaforma RE-Source, il numero di accordi siglati nel 2025 è diminuito del 60% rispetto all'anno precedente, mentre la capacità energetica complessivamente contrattualizzata è scesa del 40%. 

Una dinamica che gli operatori definiscono "paradossale", perché l'Europa non può rafforzare la propria sicurezza energetica né la propria competitività senza un'accelerazione dell'elettrificazione e senza una diffusione molto più ampia di eolico e fotovoltaico.

Il calo dei Ppa arriva infatti in un contesto caratterizzato da diversi fattori critici. Le infrastrutture di rete e di stoccaggio non crescono al ritmo necessario, lasciando centinaia di gigawatt di nuovi progetti rinnovabili in attesa di connessione. Anche i procedimenti autorizzativi continuano a essere troppo lenti: ben 26 Stati membri non applicano ancora correttamente le norme europee per le autorizzazioni, con ritardi che compromettono l'apertura di nuovi impianti. 

Parallelamente, il processo di elettrificazione dell'economia europea procede con lentezza, nonostante rappresenti il modo più efficiente ed economico per ridurre le emissioni e per mettere al riparo l'industria dagli shock energetici. 

Per rilanciare il mercato, l'Unione europea ha varato nuove misure. La Commissione ha rivisto il quadro degli aiuti di Stato, permettendo sostegni temporanei alle industrie energivore che investono in rinnovabili, stoccaggio o elettrificazione tramite Ppa. La BEI ha avviato un programma pilota da 500 milioni per i Ppa delle medie imprese, mentre Bruxelles valuta contratti tripartiti tra governi, produttori e acquirenti per ridurre i rischi e accelerare i nuovi progetti.